Orwell vs. Gladwell

settembre 29, 2009 alle 8:10 PM | Pubblicato su Il nuovo mondo, Media | Lascia un commento

In And then there’s this. How stories live and die in a viral culture, recente libro di Bill Wasik (l’ideatore del primo flash-mob – ne parliamo su Chips&Salsa di sabato prossimo), c’è un’interessante tabella, in cui si confronta la teoria del controllo di George Orwell, con quella più pop e recente di Malcom Gladwell, autore di successo di saggi su come diventare persone di successo – un paradosso che la dice lunga sulla cultura contemporanea.

Come dire, tra le due scegliere non saprei…

GeorgeOrwellDistopia di Orwell MalcolmgladwellDistopia di Gladwell
Il comportamento umano può essere predetto e perciò gestito, con risulati pericolosi Il comportamento umano può essere predetto e perciò gestito, con risultati affascinanti
La psicologia di massa è utilizzata per controllare milioni di persone Milioni di persone comprano libri su come utilizzare la psicologia di massa
Il Grande Fratello ti sta osservando Il Grande Fratello sei tu

Realware: Web al quadrato e Realtà Aumentata

settembre 26, 2009 alle 11:31 am | Pubblicato su Il nuovo mondo | Lascia un commento

sesto_sensoOrmai se n’è accorto anche Tim O’Reilly: non ha più senso parlare di Web 2.0 (neologismo di successo da lui inventato cinque anni fa), stiamo entrando nell’era del “Web al quadrato” (squared). Ne parlo in questo articolo per Corriere.it.

Non credo che Web squared avrà la stessa fortuna di Web 2.0, anche se si tratta di una bella metafora per quella Realtà Aumentata che si candida ad essere la buzzword dei prossimi mesi.

Insieme a Carola, ne abbiamo parlato sul numero di Chips&Salsa/Il manifesto in edicola oggi. Lei si è concentrata sul mondo delle applicazioni mobili, mentre io ho parlato di scenari più futuristici: quel “sesto senso” impiantato direttamente sul corpo umano a cui stanno lavorando in diversi centri di ricerca.

Software e hardware evoluti stanno dando vita ad una nuova dimensione della realtà: la chiameremo Realware?

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Oltre ogni gadget, ecco il “sesto senso”

In una delle scene iniziali di Fight Club, Edward Norton si aggira nel proprio salone spiegando agli spettatori la sua ossessione per il “nido Ikea”. Mentre la telecamera fa la sua panoramica, su ogni cassettiera, lampada e divano vediamo sovrapporsi nomi, descrizione e prezzo: la realtà ridotta a catalogo Ikea.

Non dovremo attendere molto perché la geniale trovata di David Fincher sbuchi fuori dagli schermi e inizi ad invadere anche la nostra realtà. Ricreando scenari a cui da tempo ci ha abituato molta cinematografia (da Blade Runner a Minority Report).
Qualche mese fa il MIT di Boston ha diffuso un video di presentazione del progetto “Sixth Sense” in cui si vede un ragazzo entrare in una libreria, scegliere un libro e, grazie ai sensori installati sulle dita, visualizzare all’istante le recensioni di Amazon. Lo stesso vale per il supermercato: si solleva un rotolo di carta e sulla confezione appare un semaforo che ci dice quanto è ecologico o meno quel prodotto. Fino ad arrivare ad applicazioni più futuristiche. Due studenti si incontrano e dopo la classica stretta di mano, sulle rispettive t-shirt compare un curriculum luminoso.

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I dilemmi di Wikipedia

settembre 26, 2009 alle 10:58 am | Pubblicato su Il nuovo mondo | Lascia un commento

672px-Wikipedia-Sign.svgNegli ultimi mesi ne abbiamo sentite di tutti i colori: arriva la censura, Wikipedia diventa multicolor, e via dicendo. In realtà, molte cose sono state esagerate, si tratta solo di un’ulteriore fase di assestamento per la celebre enciclopedia, da sempre scissa al suo interno tra i cultori della qualità ad ogni costo (gli eliminatori) e la vecchia anima open (gli inclusionisti).

In questo articolo uscito su Chips&Salsa/Il manifesto di qualche settimana fa ho provato a spiegare i cambiamenti in arrivo (e le conseguenze che potranno avere).

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Wikipedia al bivio
Rendere più affidabili i contenuti senza perderci in democrazia: la sfida impossibile dell’enciclopedia online che di recente ha introdotto nuove regole per modificare gli articoli.

C’è una battaglia che si combatte da anni all’ombra dell’enciclopedia collaborativa più famosa del web. E vede contrapporsi due fazioni agguerritissime, ognuna con un proprio slogan: “Wikipedia non è fatta di carta” vs “Wikipedia non è una discarica”.
L’Economist ha per primo battezzato queste due frange come “inclusionisti contro eliminatori“. Ovvero, da una parte il gruppo di utenti visceralmente attaccato all’idea originaria di uno spazio libero e senza gerarchie, in cui ciascuno può dire la propria su qualsiasi argomento. E poco importa se – come mettono in luce i soliti detrattori – in questo modo ci si ritrova con la voce di Britney Spears dieci volte più lunga e dettagliata di quella su Antonio Gramsci: la qualità è perfettibile nel corso del tempo; e poi nessuno può arrogarsi il diritto di stabilire cos’è rilevante e cosa no, Wikipedia non è mica la vecchia enciclopedia di carta.
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